Roberto CAU- Recensioni

 

Un simmetrismo concertale di DONAT CONNENA

 

Diciamo senza infingimenti che il nostro desiderio diuturno, che ci accompagna dai primi vagiti, che viene - chissà - dal fatto di aver vissuto nove mesi in una sorta di lago placentare, è lo spazio. Più abbiamo spazio e più vogliamo averne. Vero è che le case che abitiamo, hanno perso alla lettera l'ambizione di essere "a misura d'uomo", per cui si vedono degli appartamenti che non sono il massimo dello spazio esistenziale consentito. Da qui è venuta diffondendosi la moda (che in talune strutture abitative è ormai una esigenza) del trompe-l'oeil. Certo, ridurre il desiderio di confondere le coordinate del reale circostante, con una teoria sociologica - quella appunto di vivere in spazi sempre più estesi - è un po' fuorviante per un artista come Roberto Cau, da Oristano, che con i suoi "trittici" non si limita a tromper gli spazi posti sotto lo sguardo. C'è di più. Intanto c'è che l'inganno prospettico non è esigenza solo ai nostri giorni dall' "Ultima cena" di Leonardo, all' " Antico ponte sul Po" di Bellotto, e via via, i giardini del Settecento inglese, in cui di sovente Roberto Cau prende qualche boccata d'aria, sino a Delvaux e a Magritte: a differenza dei maestri succitati, Cau pone una sorta di simmetria concertale e florealmente concertato come linea portante al gioco degli inganni, deliziosissimi, sia quando l'artista sardo inalza colonne e gazebo che tagliano l'orizzonte descrittivo (raddoppiandone gli effetti di profondità), sia quando egli lascia graziosamente cadere dall'alto fogliami d'edera e glicini, che completano l'incantamento iperreale, portando l'occhio verso lontanissimi confini edenici.

 

Trittico Roberto Cau

 

Trittico Roberto Cau