La suddetta intitolazione dell’intero ciclo pittorico di Roberto CAU rispecchia puntualmente il suo fecondo e unitario contenuto.Il famoso poeta tedesco Friedrich Schiller, autore anche d’importanti opere di storia moderna europea, ha scritto: “La storia del mondo è il tribunale del mondo”. A sua volta, il pittore CAU si sofferma su molte luci ed ombre sia del pensiero che delle azioni umane, dall’Evo antico ad oggi: lungo il suo svolgimento figurativo, egli esterna sempre la convinzione che la continuità millenaria dell’Arte sia accrescitrice delle bellezze del mondo.
Arrivato alla piena maturità d’artista, Roberto CAU ha concepito queste centinaie piccole tavole in un momento di particolare grazia pittorica, in impeto quasi di poesia.
Egli, per intitolare ciascuna serie di tavole, ha fatto uso libero di notissime parole latine: tra le altre, “Gentium”, “Bellum Pax”, “Urbs”.
Sono davvero interessanti i materiali con cui l’amplissima opera è stata posta in essere. Il pittore CAU ha utilizzato, a mano libera su cartoncino, la vecchia penna stilografica, caricata dal calamaio con inchiostro nero e blu, poi, per acquerellare, alcune penne di gabbiano come pennello dal lato delle piume (non della punta), imbevute d’acqua e dei colori rosso, nero, blu, davvero perfetti per l’arcobaleno. Il riferimento alla tipologia dei materiali adoperati è fondamentale, come ha esattamente sottolineato la storica dell’arte americana Anthea Callen: “Paradossalmente, le persone che scrivono d’arte trascurano spesso il lato pratico dell’oggetto del loro studio, concentrandosi soltanto sulle qualità stilistiche, letterarie o formali nel loro discutere di pittura. Di conseguenza, nella storia dell’arte si sono accumulati errori ed equivoci evitabili, ripetuti, poi, da successive generazioni di critici. Ogni opera d’arte è determinata, in primo luogo e soprattutto, dai materiali a disposizione dell’artista e dall’abilità di questi nel manipolarli. Così, solo tenendo ben presenti i limiti imposti a un artista da tali materiali e dalle condizioni sociali in cui egli opera, le caratteristiche estetiche e il posto dell’arte nella storia possono essere compresi in maniera corretta”.
Al pari di altri pensatori, che si sono cimentati sulla problematica del cammino dell’umanità, tra i quali spicca il filosofo Antonio Pigliaru, il pittore CAU, quale uomo e artista del presente, considera e rappresenta figurativamente la persona umana “uti singulus”, ossia come singolo soggetto privato, e “uti civis”, ossia come cittadino, nella sua personalità comunitaria. Quest’ultima connota marcatamente le tavole “Bellum Pax”, “Urbs”, “Gentium”, “Populus” e “Migranti”.
In questi lavori il pittore CAU è riuscito a manifestare pienamente la sua concezione dinamica della Storia di ieri e di oggi, che, come effetto diretto, genera la speranza comunitaria, costruttiva nel misurarsi umano con gli eventi non previsti.
Ferma restando la finezza stringata dello stile, le tavole illustrano, frequentemente, sotto l’aspetto sociale, oltre agli importanti momenti del Bene (con al culmine la “Sacra Familia”), situazioni d’angoscia, indigenza, patimenti a tutti i livelli e le Crocifissioni. Siffatte situazioni richiamano alla mente, sia pure in un’ottica particolare, il celebre verso di Dante: “Del viver ch’è un correr a la morte” (Purg. XXXIII, 54). Poi, dall’osservazione delle tavole “Urbs” balza agli occhi che Roberto CAU ha ben assimilato il pensiero classico, sulle orme di Aristotele, secondo cui la “Città” è la rappresentazione della forma migliore di comunità umana, sebbene mai concretizzata nella sua forma perfetta, ma storicamente presente in una varietà di forme. Inoltre, il pittore CAU conosce i dolorosi fenomeni urbani dello spopolamento dei paesini, del difficoltoso insediamento dei migranti, delle megalopoli con le squalidissime periferie e le maggiori disuguaglianze tra gli abitanti. Perciò, egli raffigura, con intensità d’animo, ora l’incontro positivo ora il conflitto tra le varie componenti urbane, ponendo ottimamente in risalto la potenza del fattore aggregativo civico, che sospinge gli uomini verso il meglio, ma, quando è strumentalizzato, genera fatalmente le oppressioni. Ragion per cui, lo spirito di queste pitture si approssima all’acuto pensiero di Antonio Pigliaru che nel 1967 scrisse: “La città è per l’uomo e non l’uomo per la città” e “La democrazia è il movimento storico tendente a eliminare tutti i dualismi esistenti nella società civile”. Mi piace sintetizzare così: un lavoro pittorico immenso, altamente artistico e altamente educativo.
Agostino Cadoni
"Un'idea? Perbacco, se ci sono idee nell'arte spaziale del pittore Cau!
Che l'uomo sia manifesto o implicitamente celato:
egli è presente e vede ben oltre gli orizzonti saputi, le architetture, le allegorie, i viaggi.
Cau è un uomo in viaggio e non potrebbe essere altrimenti.
L'artista è un navigatore che esplora le rotte sconosciute ai più.
Lui pesca altrove, dove non è dato sapere, conoscere;
e a scoperta fatta, sorride anche quando accusa certa umanità dei suoi misfatti. ...
se alle spalle del golfo di Oristano disponessimo di corti floreali che guardano verso l'estremo mare,
di certo saremmo degli esseri migliori. Adelante CAU! In un mondo di sordi!"
Michele Licheri
10 Agosto 2021
Roberto Cau, come pittore, ha ogni tanto la virtù di sorprendermi.
Era successo con i suoi bozzetti informali e materici
sui quali ho scritto in "Colormente".
In quel piccolo catalogo raccontavo storie fantasiose in cui
mi inventavo la genesi di quelle piccole opere.
Ora il tema dei suoi nuovi dipinti è davvero importante: i migranti.
Non pensavo che Roberto scegliesse questa tematica,
anche perchè da alcuni anni mi ha invitato più volte
a scrivere sul notiziario della sua casa editrice
soltanto di fatti o personaggi della nostra provincia.
È stata comunque una piacevole sorpresa vedere
i suoi ritrattini delle eterne file di profughi
e giovani africani senza mèta e senza speranza.
Ho subito percepito l'umanesimo di Roberto che, come me,
rifiuta la bugiarda narrazione di molti media
con le etichette di "invasione" e "taxi del mare"
rivolti alle navi delle ong, ormai uniche ad essere
impegnate nel loro salvataggio in mare...
Su gradito invito dell’amico,
esprimo con vero piacere il mio pensiero sulla sua nuova serie di tavole,
dal tema “Familia”.
L’argomento vario e vasto si sviluppa su 99 disegni,
ciascuno dei quali costituisce una storia a sè,
tutti insieme raccontano, attraverso un filo conduttore,
l’evoluzione della specie umana nel tempo.
La “Familia”, nucleo essenziale del concetto di società -genitori/figli-
si allarga fino a raggiungere gruppi sempre più importanti,
nei quali si intrecciano le più svariate situazioni della vita, di gioia,
speranza, aspettative, ma anche contrasti, dolore, tristizza.
Roberto, con tratto sicuro e deciso, riporta sulla carta,
attraverso la stilizzazione delle immagini,
questi momenti della vita dell’uomo,
includendo e dando risalto proprio al gruppo della “Sacra Familia”.
Ricche di delicatezza, ma anche di versatilità, creatività e fantasia,
le tavole che egli compone con l’uso
della sua “storica” stilografica e con le piume di gabbiano,
rendono alla perfezione situazioni e sentimenti,
arricchiti di sapienti pennellate questa nuova opera
che fa seguito a quello dei “Migranti”,
affronta un altrettanto importante tema sociale
e rivela l’esperienza maturata dall’autore nel tempo,
con precisa attenzione sia per l’argomento e, sopratutto,
per la tecnica di cui fa uso.Bravo Roberto,
hai ancora molte esperienze da vivere
e altrettante ricerche sempre impegnative e originali.
Roberto ha voluto esternare il suo pensiero attraverso immagini semplici:
con la realizzazione di una bella serie di “cartoline”,
dove ha voluto rappresentare
“… genitori e figli visti in svariati ambienti e circostanze, reali e di fantasia,
a ricordare il grande, immenso e tortuoso cammino dell’essere umano…”,
come da Lui stesso scritto nelle note introduttive.
Il fotolibro costruito con grande pazienza da Roberto,
è composto da 99 “cartoline”,
tutte realizzate con la sua famosa “penna stilografica”,
che lo accompagna fin dal 1954,
utilizzando l’antico inchiostro e qualche penna di gabbiano.
Crescete e moltiplicatevi e popolate la terra.
Così impose Javhè all'Adam appena creato.
E l'uomo si è moltiplicato e ha cominciato a popolare la terra,
assoggettandola ai suoi piaceri, signoreggiando su
tutti gli altri animali della terra, secondo il volere divino.
E secondo il suo volere ha occupato, con la forza, pianure e monti, terre d'altri,
ed ancora ne occupa, in una migrazione continua e perenne. Sinché sarà la vita,
le genti si spanderanno per il mondo in un continuo moto di scambi e conflitti.
Ed anche noi, uomini radicati, siamo stati gente di migrazione
a popolare le terre che ci sono piaciute o che ci hanno lasciato.
E cerchiamo la nostra partenza, il dove, il principio.
Così Roberto Cau, l'introspettivo pittore, vaga, nella sua ricerca tra le rovine di Tharros,
tra i Fenici, gli Shardana di ritorno, i Punico Cartaginesi,i Romani,
alla ricerca della sua gente perduta,
la tribù dimenticata sulla via del passato e che si è dissolta tra le pietre del Sinis,
in forme e figure che la sabbia modella e poi cancella.
E la sua ricerca continua, quelle figure sono nella sua interiorità nascosta,
prendono forma e sostanza, le vede, le tocca,
le crea con la penna del gabbiano che svolazza nel cielo di Tharros,
a indicargli la via.
Genti di ritorno, che cercano di compiere il tragitto tra il sogno e la ragione,
che sfilano, stanche ombre del nulla, in cerca di uno spazio che Roberto può dare loro,
reali presenze, non più solo figurine di un album sfogliato e sgualcito.
E quegli omini indistinti, in fila indiana, chinati dalla fatica, ma indomiti guerrieri,
sparsi nel mondo, trovano la terra promessa sulla punta della sua penna,
nel suo inchiostro, un rasoio di figure, apparentemente indistinte e indifinite,
da completarsi quando sapranno di esistere,
di essere le genti a cui il pittore ha dato vita nei suoi cartoni.
E lo spettatore che le osserva, in ogni suo sguardo, inietta in loro linfa nuova.
Ma anche le genti che Roberto ha finalmente trovato
e vorrebbe nel suo incoscio tenere relegate nei suoi spazi protettivi,
tenteranno di fuggire dai suoi limiti, migreranno ancora,
si perderanno tra gli altri disegni, dissolvendosi nel tempo,
e prenderanno vita propria, saranno libere genti,
affrancate dal suo creatore. Saranno del mondo.
Domenico Cugusi 1/2021
E i popoli si sparsero nel mondo…
E da quel giorno siamo migranti di un esodo biblico che ancora continua all'infinito.
Dalla Mesopotamia si è sprigionata questa massa di gente di ogni colore,
di ogni tribù, di Cam, Sem, Jafet, bianca, gialla o nera,
lungo camminamenti e rotte verso un ignoto da scoprire e abitare,
far nascere nuovi popoli, genti, nazioni.
Genti create da un unico Dio, divise e sparse per il mondo.
Genti che cercano, scoprono, genti che non si pongono limiti,
che scavalcano barriere, oltrepassano lo spazio fuori di noi,
si avventurano nell'infinito sconosciuto.
È l'essenza intrinseca dell'uomo, la scoperta, il viaggio, il sogno.
Tutti omines, gentes, popoli racchiusi in etnie, tribù, clan,
famiglie, lobby, tra ricchezza e povertà.
Migranti, omines in perenne navigazione, viaggi reali e virtuali, viaggi esistenziali,
viaggi nell'inutile etere, alla ricerca dell'inutile vita.
E tenta Roberto, attraverso la magia di un segno,
di rinchiuderli nei suoi cartoni protettivi, di modificarli,
ora dandogli vita come migranti alla ricerca di uno spazio vitale
o come indistinte genti che si aggregheranno in un microcosmo esistenziale
di pochi uguali o nella moltitudine distinta dei troppi diversi.
Lui, Roberto Cau, il pittore sognatore di un mondo di eguaglianza sociale,
sogna genti che possano vivere in pace, tra altruismi e slanci d'amore,
in una sorta di socialismo pittorico, ma ahimè,
la mano traccia segni di realtà,
quella che preme nella quotidiana diseguaglianza di anime,
una fila, un'aggregazione, una massa amorfa di perdenti, di vinti,
senza più speranza, sogni, illusioni. Senza vita.
Domenico Cugusi 1/2021
... Ed il pittore, nel suo percorso itinerante,
nelle sue tavole di colore che ha intitolato Bellum Pax,
tra denuncia e malessere interiore,
lancia un grido di dolore perché sente l’uomo perdersi nelle sue miserie,
nelle sue paure, rincorrendo l’odio, la violenza, la guerra, tenuta nascosta dall’ipocrisia...
Domenico Cugusi 4/2021
... Tavole che ci offrono un profondo messaggio,
estetico, etico, morale e anche poetico.
Le croci, le impiccagioni, le crocifissioni,
ma anche l'attesa delle folle, gli arcobaleni,
i tratti forti che si alternano a quelli delicati,
ci fanno riflettere e ci dicono che nessuno di noi può esimersi dal ricercare la pace.
Luigi Roselli 4/2021
Dal Libro/Catalogo "Bellum Pax"
La Stilo e La Piuma Che Rivendicano La Sacralità Della Terra.
Il pittore Roberto Cau non si risparmia.
E traversa i generi del figurativo reinterpretandoli
e modificandoli per dimensione, tecnica e soggetto.
Ultimamente, in preda a febbrile creatività,
ha ultimato le novantanove tavole di “Sacra Terra”,
per narrare una parabola pittorica
che rivendica la centralità e la sacralità della terra
in opposizione all’uomo/economico imperterrito consumatore.
Michele Licheri 5/2021
... Ci sono equilibri dettati dal contrasto.
Dal conflitto. L'estetica stessa si manifesta prendendo coscienza del “bello e del brutto”.
C'è la percezione della bellezza istintiva e c'è quella elaborata dalla filosofia,
entrambe possono coniugarsi quando mirano al bene nell'interesse generale.
Mirare alla bellezza dell'umanità è una prospettiva necessaria ed estetica.
Vivere, toccare con mano uno spazio progettato in armonia tra natura e umanità è la prospettiva salvifica.
L'opera errante dipinta da Roberto CAU in virtù di un'ansia critica e prospettica che aleggia
in ogni tavola pone non poche domande all'attuale umanità: che fare?
Come andare e con chi? Quale senso dare al viaggio?
Insistere nell'essere turisti e consumatori o essere viaggiatori?
Quale abbrivio ancora progettare per giungere
a lidi delle diversità/differenze arricchenti?
Infine: cos'è l'urbe? L'immagine maxima della potenza creativa ed
architettonica dell'uomo
o non piuttosto l'espressione radicale e disarmonica delle differenze di classe?
Esistono città dentro alle città che si susseguono in maniera insensata come cerchi concentrici che,
via via allontanandosi dal centro, originano periferie degradate,
gironi danteschi infernali dove albergano infinite umanità senza più radici e storia.
Necro-Mega-Polis potenziali dove il quotidiano pare essere mera sopravvivenza,
assenza di abbrivio verso la dignità. Era
forse questo il sogno della polis democratica?
Roberto Cau attraverso l'uso artistico e stilistico della stilografica e
della penna di gabbiano dipinge storie,
novelle, in un'alternanza di presente e di passato, di acquarello e di inchiostro,
dove il futuro resta sottinteso; ci rammenta che, pur essendo costruttori di “magnificenze”,
di riscatti, siamo capaci di progettare guerre, scatenare distruzioni.
D'altrode costruite le città - le stesse che si ergono maestose e contraddittorie
piene di luci e di colori - queste non tardarono a entrare in conflitto tra loro.
E ogni città a seguire non fu edificata col
ferro, col fuoco, sul sangue dei vinti?
Il monito posto da URBS: “ in prospettiva perseverare è veramente diabolico
quantunque gli addobbi suggeriti dal libero mercato?”
Michele Licheri - 2021
Un'idea? Perbacco, se ci sono idee nell'arte spaziale di Roberto Cau!
Che l'uomo sia manifesto o implicitamente celato:
egli è presente e vede ben oltre gli orizzonti saputi, le architetture, le allegorie, i viaggi.
Roberto è un uomo in viaggio e non potrebbe essere altrimenti.
L'artista è un navigatore che esplora le rotte sconosciute ai più.
Lui pesca altrove, dove non è dato sapere, conoscere;
e a scoperta fatta, sorride anche quando accusa certa umanità dei suoi misfatti. ...
se alle spalle del golfo di Oristano disponessimo di corti floreali che guardano verso l'estremo mare,
di certo saremmo degli esseri migliori. Adelante CAU! In un mondo di sordi!
Michele Licheri
10 Agosto 2021
Raccoglie la serie dei 8 Percorsi Pittorici CAU: Migranti, Familia, Gentium, Populus, Bellum Pax, Sacum Terrae, Urbs, Mare Nostrum.
Testi di Augusto Biselli, Agostino Cadoni, Domenico Cugusi, Michele Licheri, Antonio Pinna, Luigi Roselli, Antonio Turnu, Mario Virdis.
CAU Pittore
Catalogo d'Arte illustrato a Colori
Pag. 60 - Formato 21 x 24 - € 30,00