Mare Nostrum, 99 tavole pittoriche di Roberto CAU: storie di umane propensioni e testimonianze, dubbi e sogni; abbrivi verso orizzonti estremi e naufragi; alla scoperta di se stessi, degli altri, durante il viaggio vissuto della vita narrato in estrema sintesi utilizzando una stilografica d’epoca, un pennello, una piuma di gabbiano e pochi colori in cui predominano l’azzurro nelle sue diverse sfumature, il nero che a volte si fa grigio, il rosso.
Sintetiche scenografie dipinte su tavole di poco meno di venticinque cm. per venti, in cui si allestisce la tragedia o la farsa dell’eterno teatro umano che si ripete e ricorre in un’alternanza di contrasti fatti di quiete, dubbio, bufera, vita, morte, magistralmente sostenuti dai tocchi di colore sapientemente usati dall’autore.
Tra cielo e mare e terra un’altra particolarità può essere rilevata nell’opera del CAU: la sospensione, il galleggiamento; il volo delle storie stesse negli estremi orizzonti che le contengono. Esse sono sospese nel tempo, veleggiano, per dilatarne il tempo di fruizione, e così permettere la riflessione, la presa di posizione di chi guarda, vede?
Tralascio l’aspetto onirico ma, già il fatto di dipingere novantanove tavole di tal fatta, sarebbe buon motivo di indagine psicanalitica. Sono gli psichiatri, gli psicologi, gli psicanalisti critici d’arte capaci di sondare l’animo umano tanto da liberarne il bene, la bellezza? Non so se l’arte ci salverà o se potrà invertire i processi distruttivi, aggressivi, e guerrafondai insiti nell’uomo. Di certo vivere attraverso l’arte concorre alla bellezza e al riscatto elevando l’animo umano. E questo mondo di bellezza abbisogna. Quindi, ben vengano gli artisti non condizionati dai dettami “della spettacolarizzazione” capaci di alimentare il dubbio, la propensione alla cooperazione, al bene, ma, che allo stesso tempo non cessino di essere epifanici e, in quanto depositari di memorie, artisti che concorrono a migliorare l’umanità nella libertà. Non tromboni del potere, immagini che celebrano i potenti che sfuggono alla coscienza.
In conclusione di cosa ci parla la sintesi artistica del CAU, così dinamica e fatta di altrettanti guizzi cromatici? L’attuale espressione artistica di Roberto è forse in contrasto con il suo passato fatto di grandi tele in cui si liberavano possibili e grandi orizzonti da vivere tra belle architetture mediterranee? Non direi. Ieri come oggi in quegli orizzonti transitava e transita, in evidenza o meno, l’uomo; l’uomo in viaggio. Roberto CAU, dell’uomo in transito che noi vorremmo fosse “un fratello” e non un annegato, ne narra lo spirito odisseo. In estrema sintesi: quasi nipponicamente contiguo alla china, al pesco, al melo, ben più ventoso e meno brinato degli artisti del mar del giappone, ringraziamo il “pittore d’oro” che attraverso la sua arte ci permette di arricchirci, sempre.
“Mare Nostrum”. Mare Nostro: di chi? Di colui che si avventura e scopre e scambia e riceve, del fratello in transito, de “s’istranzu” o de “su nemigu”, o del naviglio belligerante che poco al largo incrocia le nostre coste e con i “missili in rampa”? Di chi è mai questo mare asfissiato? A chi appartiene l’acqua vitale delle civiltà? Michele Licheri