Ignazio Mura

Scultore

Ci sono persone che, fortunatamente, con spirito autentico, libero e sincero, vivono per l’anima e per quell’articolato e complesso universo spirituale, fatto di infinite sensazioni e di intense emozioni, di cui abbiamo ancora tanto bisogno.

ROBERTO CAU

Per godere delle sue opere è sufficiente un istante e subito è chiara l'essenza profonda: ulivo, ginepro, olivastro, castagno ed eucalipto, raccontati così efficacemente, riescono a togliere il fiato. L'arte così sentita, trasforma una passeggiata casuale in un'esperienza emozionale che difficilmente si dimentica. Le mani di ignazio accompagnano il legno come per magia, in visioni interiori, esperienze e vite di un mondo diverso e parallelo. Angeli che si preparano al volo, spiegano di un percorso senza barriere mentali. Ali di straordinaria tensione estetica, assumono valori metaforici quasi inconsapevoli. Angeli custodi chiamati dal cuore, compaiono sul legno, pronti al conforto. L'inquietante fragilità dell'animo, gode di un'altra leggerezza. Gli angeli hanno espressioni spesso androgine, si abbandonano a braccia sinuose e formano onde di corpi flessuosi. I particolari catturano in seconda battuta, ma l'impatto è altrettanto forte. Ci sono, a volte, le rughe o la giovinezza senza tempo, catturati da strumenti semplici.talvolta rudimentali (vetro, lamette, cacciaviti) che, nelle mani dello scultore, adempiono ad un altro mestiere. Ignazio Mura scopre la scultura già da adulto. Nella sua storia la terribile esperienza del coma, durata più di tre mesi. Poco tempo dopo il risveglio, inizia a scolpire.

CRISTIANA LODDO

Ho finalmente guardato dentro me stesso, andando oltre quello che potevano vedere tutti, oltre quello che vedevo anch'io. Al di là dell'apparenza. Ho così preso coscienza di essere diverso dagli altri. Di essere nato diverso. E questo non significa essere inferiori. Questa diversità è un segno di distinzione di cui andare fieri, se non ti porta a compiere il male. La fede mi ha aiutato, così come mi hanno aiutato i miei due grandi maestri. Il mio Spirito Guida e il Dolore. Soprattutto quello fisico, portato all'estremo grado della sopportabilità umana. Sono caduto e senza essermi ancora rialzato, sono riuscito a ricadere. A ricadere e ricadere ancora. Ora mi sono rialzato. Sono sereno, faccio una vita semplice, forse modesta, ma mi piace. Sono un artista? Chissà!? Forse sì o forse no. So però che quando guardo un pezzo di legno riesco a vedere cosa c'è dentro e a tirarlo fuori, perché al suo interno c'è (già) un qualcosa, che è nato e cresciuto con esso. Io devo solo portarlo in superficie. Nessun merito, e nessuna colpa su quanto verrà alla luce. D'altra parte il mio compito - anche se delicato - è pur sempre, esclusivamente, quello… della levatrice.
Qualcun altro - e non io - aveva già concepito.

Tratto dal Libro "All'inferno non c'era legno" tra romanzo e biografia di Ignazio Mura, scritto dallo scrittore, cantante e attore Filippo Murgia