Gianfranco Uta

Pittore

La lettura delle composizioni pittoriche di Gianfranco Uta ci conduce a considerare l’immagine e la visione come sintesi estrema, liberatoria e simbolica. Un grande viaggio verso il mondo del colore e della “non forma” finalmente liberati dalle ansie e dalle costrizioni dell’essere. Nei suoi quadri sorgono ancora interrogativi sulla laica religiosità del dipingere e della vita stessadell’artista.

ROBERTO CAU

Scolarismo

Il contorto ego esistenziale di Gìanfranco Uta, artista dilaniato dalla ricerca dello spazio pittorico e del colore nelle sue mille sfumature, lo ha portato, nella spasmodica ambizione di una crescita intellettuale attraverso l'esperienza di vita vissuta e subita in prima persona, senza sconti, nella continua ricerca di una dimensione pittorica compiuta, a sconfinare dai sentieri melmosi della sua terra d'origine, verso approdi culturali da prima pagina in un mondo di luci e di sirene abbaglianti che lo hanno certamente segnato.
Anni milanesi impregnati di sperimentazione, di ricerca, di forza. Anni in cui la fisica assorbe i suoi pensieri e la trasposizione sulle tele è un fatto consequenziale, così la spazialità, il cosmo, una pittura astronomica che tende oltre il finito della tela.
Sono anni in cui i treni partono carichi di mercanzie, di novità, anni di fervore culturale che via via va perdendosi con l'avvento della tecnologia che tutto appiattisce e normalizza, e dove le frange culturali del passato non trovano dimensioni consone al tentativo di nuove sperimentazioni.
Gli anni romani di Via Degli Ausoni 3, impregnati di transavanguardia e contraddistinti dalla frequentazione di artisti emergenti ed affermati, Tano Festa in primis, e poi Pizzicanella, Dessì, Cecobelli, in quel calderone in ebollizione artistica che era Roma negli anni ottanta, non gli hanno fatto dimenticare, tornando nella terra natia, la voglia di ricerca, aprendo una nuova pagina pittorica, a ritroso nel tempo, una nuova sperimentazione, anche se il corpo non lo asseconda come la mente vorrebbe. I tempi continentali segnati da una frenesia pittorica dettata dall'età della scoperta e ammantata di sogni , lasciano ora il posto ad una meditata e consapevole coscienza di sé che lo porta, in un viaggio a ritroso nel tempo, alla ricerca della memoria perduta, il punto di inizio della sua avventura, l'origine delle sue umane vicende, scolaro nuovamente a ripercorrere con altri occhi, vie già battute ed abbattute, con l'esperienza di chi ha sperimentato e conosciuto altri spazi ed ora torna allo stato iniziale per una purificazione, una catarsi pittorica, a riprendere discorsi interrotti dal tempo e nello spazio immobile di un foglio bianco, a tracciare punti , aste, linee, come un primo giorno di vita, una prima volta, con una nuova linfa per un altro tentativo di ricerca.
La pittura è anima dell'uomo che si materializza nel colore ed ogni volta è un'avventura doversi cimentare con la propria interiorità, la rabbia, le paure, i sogni, l'universo materiale ed immateriale che ci accompagna nell'esistere, ed è fatica, non solo della mente ma anche del corpo, è lavoro di braccia, di mani che creano materia e forme e se la forza primordiale è svanita nei cieli freddi meneghini è più difficile trovare fili interrotti nei viaggi tra terra e mare, sogno e realtà.
Gianfranco Uta, nella città dei suoi anni giovanili, il porto amico e matrigno, è alla ricerca della sua dimensione matura dell'esistere, nei cieli calmi e trasparenti, avvolto dall'umida velina della sera, si lascia cullare dal lento incedere del tempo, lontano dalla frenesia continentale, e può così, cercare il tassello mancante della sua dimensione umana per scoprire infine la vera essenza anche della sua pittura. con le aste e i punti verso i segni più completi e maturi dello scrivere e del contare.
Infine, come in un cerchio, dove ogni inizio è fine, partenza ed arrivo, dopo aver sperimentato e percorso tortuose strade d'arte, tornare al punto di partenza, cominciare una nuova avventura, sfrondando e ripulendo, senza appesantimenti, realizzando l'essenziale, la concettuale ragione del segno, dove il punto, un'asta , un tratto nello spazio, è inizio e fine del percorso nel mondo infinito dell'arte che, per Gianfranco Uta, è la stessa ragione di vita.

Domenico Cugusi

Oristano, 20.02.07