Rassegna stampa a cura di Gian
Piero Pinna
Dina Pala, dopo
aver riempito il suo curriculum professionale di innumerevoli esperienze
oltre i confini della sua Terralba, ricevendo sempre entusiastici
riconoscimenti in Italia e all’estero, il 18 novembre 2017, nel corso di una
cerimonia alla quale hanno presenziato numerosi esponenti dell’arte, della
cultura, del giornalismo e dell’editoria, ha ricevuto il premio istituito
dalla Casa Editrice EPDO di Roberto Cau. L’ambito riconoscimento, viene riservato a personaggi che si
siano distinti nell’ambito della cultura e dell’arte. A Dina Pala, è stato
assegnato perchè è una delle più brillanti personalità viventi, nel campo
della scultura, della pittura e del disegno in Sardegna, oltre che per
l’impegno e il contributo culturale e artistico dato alla sua città natale,
Terralba.
Dina
Pala è una figura di artista poliedrica inarrivabile, per lei la scultura,
la pittura e il disegno, non hanno segreti, sin da bambina ha avuto una
predisposizione per ogni forma d’arte e pur non avendo avuto maestri, sin
dalla tenera età di quattro anni si è cimentata in un campo solitamente
precluso ai bambini e utilizzando i rami anneriti del caminetto, realizzò,
nelle pareti della casa paterna, dove sono tuttora visibili, figure
che denotano una sorprendente maturità artistica, tanto da lasciare stupiti
tutti coloro che hanno la buona sorte di vederli.
Si era appassionata
d’arte sfogliando e assimilando le figure contenute nei libri del padre.
Irrequieta, animo avventuroso, ma anche convinta delle proprie capacità
artistiche, varca giovanissima il mare e comincia a girovagare nella
penisola e in tutta l’Europa, alla ricerca delle radici dell’arte. Ad appena dieci
anni di età, oltre ad alcuni pregevoli affreschi, nella sua casa natale,
partecipa a un concorso sui presepi indetto dalla parrocchia e ne realizza
uno che ancora in tanti ricordano. Lo costruisce interamente con le sue
mani, con le statue modellate in terracotta e il paesaggio illuminato con un
impianto elettrico, realizzato da lei, compresa una pompa che faceva
funzionare una cascatella d’acqua e il laghetto. L’opera suscitò
l’ammirazione del vescovo, che lo volle acquisire alla chiesa parrocchiale.
Questo presepio rappresentò anche il suo esordio nel mondo dell’arte, in
quanto della sua opera si interessò anche la stampa dell’epoca e Dina Pala
cominciò ad acquisire una certa notorietà. Attualmente, nella
disponibilità dell’artista, è rimasta solo una pecorella, mentre il resto
dell’opera fu trafugata e andò dispersa. Recuperata miracolosamente in una
discarica, l’ultimo ritrovamento risale a qualche anno fa, l’intera opera è
stata restaurata e attualmente fa parte della collezione del Museo di don
Eliseo Lilliu.
All’età di 15 anni, partecipa ad un viaggio di istruzione a Parigi, dove
conosce un giovane artista di nome Maurice di cui si invaghisce. Decide di
non rientrare a Terralba e si trattiene nella capitale francese, dove
l’amico Maurice la prende sotto la
sua protezione e la introduce nei più esclusivi ambienti artistici di
Parigi. La presenta a Picasso e ha il privilegio di poter ammirare il
maestro all’opera. Lo osserva lavorare e resta letteralmente rapita da
questo vecchio, che con ardore giovanile dipinge con rabbia e dopo aver
eseguito delle figure umane di tipo verista, le trasforma con rapide
pennellate, in capolavori del cubismo.
Rientra poco dopo in Italia e successivamente riprende il suo girovagare. Si
trasferisce per qualche tempo a Venezia e pur non iscritta ai corsi,
frequenta da esterna le lezioni di
Pittura e Scultura che si tengono nell’Accademia di quella città sotto la
guida di Virgilio Guidi. Successivamente si trasferisce a Firenze e
nell’Accademia d’arte di quella città, diventa allieva di Pietro Annigoni.
Dina Pala inizia la
sua carriera artistica molto presto e già nel 1956, a soli 23 anni, si
aggiudica il primo premio alla Biennale di Iglesias. Dopo questo successo,
il suo percorso artistico matura una serie innumerevoli di esperienze che
mettono in luce la sua forte personalità. La continua ricerca la porta a
perfezionare la sua cifra stilistica e tra gli anni Settanta e Ottanta,
nasce la corrente pittorica di cui è la caposcuola: “ Il Flutuismo”. L’artista, sin
dagli anni del dopo guerra, segue con passione le rassegne organizzate nella
galleria comunale d’arte di Oristano e conosce quel grande scopritore di
talenti artistici, che risponde al nome di Titino Sanna, una persona che a
cavallo degli anni ´40 e ´50, lancia tanti giovani talenti e allestisce
mostre d´arte molto interessanti nella Galleria comunale di Oristano. Titino
Sanna, ne organizza una anche per Dina Pala, che però malauguratamente non
potrà inaugurare, perché muore improvvisamente il giorno prima del
vernissage. È in quel periodo che Dina Pala, evidenzia chiaramente la sua
precoce maturità artistica, che gli danno modo di conoscere e frequentare
artisti del calibro di C. Contini, M. Delitala, Fantini, A. Mura, Stanis
Dessy, M. Manca, Melkiorre Melis, A. Sassu, Giò Pomodoro, G. Manzù, M.
Sironi, G. De Chirico, R. Guttuso, Mazzacurati, M. Schifano, con i quali
stringe anche rapporti di amichevoli scambi culturali. Si moltiplicano le
recensioni e di lei si occupano firme prestigiose del giornalismo artistico,
come Marcello Serra, Peppetto Pau, P. Pais, N. Valle, D. Sanna, G. Dessy, F.
Masala, A. Ciardi Duprè, L. Servolini, G. Falossi, M. Casalini, E. Lilliu. A
trentasei anni, è già considerata tra i grandi maestri sardi dell’arte del
Novecento. Nel 1999, a New York, per l´Art Expò, gli viene riconosciuto il
merito di essere la caposcuola del “Fluttuismo”, un genere pittorico da lei
inventato e la sua fama varca i confini nazionali. I collezionisti
cominciano a fare incetta delle sue opere e molti suoi lavori vengono
acquistati da collezionisti stranieri. Tanti suoi capolavori hanno preso le
strade di Francoforte, Admen, Cannes, Londra, Parigi, New York, Caracas e
Hong Kong, dove nel 1993 vince il primo premio, Art And Word, per la pittura
e la critica la colloca al 7º posto nella classifica mondiale degli artisti. Dina Pala, classe
1933, ormai è quasi una leggenda dell’arte del Novecento sardo, qualsiasi
città sarebbe orgogliosa di avere un personaggio simile, ma nonostante
l’ingratitudine e l’assenza delle istituzioni terralbesi, l’artista ha
espresso il desiderio che le sue opere restino per sempre nel suo paese
natale.
Recentemente Papa
Bergoglio ha incontrato i rappresentanti delle emittenti radiofoniche e
televisive locali e al suo cospetto, sono stati ammessi solo i
rappresentanti di un’emittente per regione. Quando ai responsabili di Radio
Studio 2000, emittente storica del territorio terralbese, è stato comunicato
che erano stati scelti per l’incontro, organizzato dalla Conferenza
Episcopale Italiana e dall’Associazione Aeranti-Corallo, che rappresenta le
imprese radiofoniche e televisive locali, nonché agenzie di informazione
radiotelevisiva. I rappresentanti dell’emittente, non hanno avuto dubbi e
hanno deciso di portare a Papa Francesco un quadro di Dina Pala, in cui era
rappresentata la festa della Madonna di Bonaria a Marceddì, oltre a un
documentario preparato da loro stessi, che
racconta la storia della borgata e la devozione novantennale per la
Vergine, con immagini storiche della festa e un rosario in ossidiana del
Monte Arci, come segni dell’identità del territorio e della sua gente.
La sperimentazione che l’artista fa coi colori e con le
tecniche, continua ancora oggi e nonostante gli 84 anni, seleziona e
tratta soggetti e tendenze artistiche come quando giovanissima,
mischiava terre, minerali, erbe e anche elementi del mondo animale, come
il nero di seppia e il rosso con il sangue animale, per ottenete le
tinte per le sue opere. “Le erbe davano ottime gradazioni di verde, se
venivano pestate con cura e lasciate fermentare in un recipiente chiuso
per alcuni giorni“, racconta, mentre con le terre produceva i gialli, i
rossi e anche il bianco, per il violetto, l´ingrediente essenziale era
il papavero trattato come le erbe. Delle sue immutate capacità
artistiche, si è avuto recentemente testimonianza, quando ha collaborato
fattivamente per la realizzazione della grande composizione pittorica
che è servita per la rappresentazione storica del primo Concilio
cristiano tenutosi a Nicea, svoltosi nella piazza IV Novembre di
Terralba, dove anticamente sorgeva la Chiesa dedicata a San Lucifero,
uno dei più importanti protagonisti di quel concilio.
Gian Piero Pinna