Che ogni forma d’arte sia sinonimo di Cultura (con la C maiuscola) è
cosa ben risaputa, e non sono certo io il primo a dirlo! La nostra
sonnacchiosa Oristano, però, è da tempo che continua a restare adagiata in
quel “dolce far niente”, antitesi dell’attivismo, della curiosità e della
ricerca culturale. In passato, tanto per fare un esempio, qualche
viaggiatore di passaggio definì alcuni personaggi della Oristano di allora,
mollemente adagiati in Piazza Roma mentre stavano ad osservare il
trascorrere del tempo per lunghe ore in ozio, come “Oreris” (letteralmente,
“trascorritori di ore”, ovvero nullafacenti). Di recente, però, anche
ad Oristano pare intravvedersi, quasi sbucando dalle tenebre, qualche
sprazzo di luce culturale.
Fautore di questo tentativo di risveglio, di questa iniezione di
vitalità, Roberto CAU, General Manager della Casa Editrice
E.P.D.O. di Oristano, specializzata nella realizzazione di libri
artigianali d’arte. Dopo aver riunito intorno a se diversi autori di
opere di ogni tipo (dalla scrittura alla poesia, dalla pittura alla
scultura), ha iniziato a premiare i più attivi, ideando e realizzando
per loro un personale “Attestato Culturale”, quale riconoscimento
dell’impegno mostrato, del valore personale e dello stimolo culturale
dato all’esterno, nell’intento di ricreare anche ad Oristano un polo
culturale da tempo assente. Insomma, un’idea geniale quella di Roberto,
che sicuramente riuscirà a dare stimoli positivi a giovani e meno
giovani.
Ebbene, in questo rinnovato contesto, dopo aver già provveduto a
premiare diversi nominativi d’eccellenza, Venerdì scorso altri due
personaggi si sono aggiunti ai precedenti: sono stati premiati Antonio
Marchi e Angelo Fodde. Due figure entrambe strettamente legate al mondo
della pittura, seppure in modo molto diverso. La cultura, cari amici,
è diversità e non uniformità! L’artista, qualunque sia il linguaggio
usato per esprimersi, è un personaggio eclettico, fuori dagli schemi
consueti: sotto certi aspetti uno che gli schemi li rompe, li frantuma,
partendo dal solito per arrivare a qualcosa di “diverso”, percorrendo
vie nuove. Ebbene, anche Antonio e Angelo, seppure legati dall’arte
pittorica, vivono nei meandri di mille diversità. Per meglio conoscere
questi due personaggi, ecco un loro breve curriculum.
ANTONIO MARCHI
Antonio Marchi è nato a Oristano il 10 aprile 1945. A soli 11 anni,
ragazzo curioso e amante della pittura e della ceramica, diventa allievo
del pittore Carlo Contini e del ceramista Antonio Manis, presso la
Scuola d’arte Ceramica di Oristano. A poco più di 18 anni, nel 1963
partecipa per la prima volta ad una collettiva di pittura. Nel 1964 si
diploma Maestro d'arte e ceramista all'Istituto d'Arte di Oristano, dove
inizia subito ad insegnare. Insegnamento di Disegno e Storia dell'Arte
che proseguirà nelle scuole medie inferiori e superiori dell'isola fino
al 1986; successivamente progetta e insegna in Corsi di Formazione e di
aggiornamento.
Una delle sue grandi passioni, però, è il teatro, in particolare gli
allestimenti scenici. Nel 1976 si avvicina al Teatro Sardo, diventa
collaboratore del Commediografo Oristanese Antonio Garau, curando gli
allestimenti scenografici e passando successivamente alla regia. Oggi
Antonio Marchi è rimasto uno dei pochi, fedeli, seguaci di Antonio
Garau, oltre che essere il suo più grande conoscitore. Un’amicizia,
quella col commediografo, che gli consentì una costante frequentazione
del maestro. Un giorno, per esempio, ha raccontato che Garau, durante
uno dei frequenti incontri a pranzo con Lui e con altri amici in
trattoria, riuscì – mentre erano a tavola - con un curiosissimo gioco di
sguardi, a mettere in soggezione ed in seria difficoltà e confusione il
cameriere, seppure senza profferire parola alcuna, suscitando grande
ilarità tra i commensali e soprattutto tra i suoi amici a tavola, che
unitamente agli altri presenti si scatenarono in grandi e fragorose
risate.
Un incontro, però, fu per Lui sicuramente determinante, anzi fatale:
quello con i Burattinai Ferrari di Parma, perché fece nascere in lui una
nuova passione “travolgente”, quella per il Teatro dei Burattini. Nel
1978, dopo una mostra di pittura dedicata esclusivamente ai burattini,
iniziò a realizzarli personalmente, realizzando con questi uno lo
spettacolo “Su Pibiri Sardu”, il primo con burattini che parlavano in
sardo.
Con la moglie Teresa ha costituito la Compagnia Baracca e
Burattini, mettendo in scena diverse opere: Cappuccetto Rosso,
Pinocchio, La Bella Addormentata, Albarosa, I tre Porcellini a Belvì,
Gli Spaventapasseri, Ziu Bakis, i Fenici e i Romani utilizzando fiabe
note o scrivendosi le trame. Nel 1996 scrive e illustra il libro Il
Copione Illustrato, un manuale per la costruzione delle
burattino-marionette.
Burattini-Marionette che usa anche a scopi sociali. Per parlare del
diabete, per esempio, durante una conferenza internazionale di medici,
scrive e mette in scena Su Dattori Cibudda, con una particolare
interazione tra attori e burattini. Con lo stesso tipo di interazione
viene rappresentato Preparendi Pibiri Sardu.
Per mantenere vivo l'interesse sulle commedie di Antonio Garau ha
costituito il Centro Documentale Antonio Garau. Appassionato e studioso
della Sartiglia, nel 1987 realizza un manifesto premiato a livello
internazionale Gli ultimi lavori ritornano alle origini con la
realizzazione di pannelli e sculture in terracotta. Una sua scultura
riproducente il campanile della Cattedrale di Oristano è stata donata al
Papa Benedetto XVI e si trova in Vaticano.
Non ha mai abbandonato il suo primo amore per la pittura: i suoi quadri
hanno partecipato a mostre e concorsi nazionali ed internazionali e sono
presenti in varie collezioni private in Italia ed all'estero. Il suo
amore più grande, però, resta il teatro dei burattini, in particolare la
figura di Pinocchio. Antonio Marchi, da vero, autentico burattinaio, ha
ammaliato e continua ad ammaliare generazioni di bambini, coinvolgendoli
e rendendoli protagonisti-partecipi della favola teatrale nata sulla
scia di Pinocchio, come ha di recente fatto con una grande mostra
tenutasi al Museo Diocesano della nostra città.
Mario Virdis
^^^^^^^^^^^^^^^
ANGELO FODDE
Angelo Fodde vive e lavora ad Oristano. Dopo essersi diplomato all'
Istituto d'Arte di Oristano diventa insegnante di Educazione Artistica.
Pittore, abile disegnatore, considerato “eccellente discepolo” del
grande pittore oristanese Carlo Contini, è oggi eccellente maestro della
scuola artistica arborense "Carlo Contini". Fu proprio Carlo Contini a
scoprire il talento del giovane Angelo, mentre era suo maestro di
disegno e chiaroscuro, un insegnamento che gli fu proficuo per la sua
successiva espressione pittorica di ricerca sul principio sintattico
del movimento, cosa che lo caratterizzò e lo distinse dagli altri
suoi compagni d 'Arte.
Per
conoscere e apprezzare meglio le sue doti, credo che risulti utile
leggere una recensione su di Lui fatta da Pepetto Pau nel 1981 in
occasione della sua personale alla Galleria Contini nel 1981.
“Da sei anni Angelo Fodde non espone una sua tela. Introverso,
solitario, assorto, si è chiuso, per sei anni nella sua soffitta e ha
lavorato in silenzio. Lodevole esempio di modestia, di umiltà e di
impegno in questa oscena inflazione della pittura di cui tiene il
primato nella città. Già da un anno avevo avuto modo di esaminare la
produzione di Angelo Fodde e fin da allora, confortato dall'impegno del
giovane pittore lo incoraggiavo a proseguire la strada faticosamente
intrapresa. Oggi Fodde espone alla galleria Carlo Contini una vasta
scelta della sua recente produzione e di quella di qualche anno
addietro. E' un bene questo accostamento di una nuova forma pittorica a
una pittura che ruotava ancora nell'orbita del maestro, Carlo Contini?
E' un bene perché il pittore che espone, qui a Oristano, deve anzitutto
dimostrare di saper dipingere e direi, anzi, di saper Contineggiare, se
così può dirsi dello smodato uso e consumo che della maniera del Contini
ha fatto tutta una anonima schiera di discepoli tenacemente legati ai
suoi modi, al suo cromatismo, alla sua visione pittorica. Qui pertanto
il nostalgico di quella pittura troverà la conferma delle capacità
pittoriche del Fodde, incontrerà l'approvazione del più e forse si
sentirà ripetere: bravo, sei il continuatore di Carlo Contini. A me, e a
quanti, hanno sensibilità per le cose della pittura questo modo Continesco non
interessa affatto. Chi sia il Fodde è da ritrovare in quell'impeto di
movimento che pervade le sue più recenti opere. Fodde ha sempre dipinto
cavalli, ma oggi ecco i suoi cavalli (e quanti ancestrali o recenti
antenati non hanno i cavalli nella pittura...), oggi si può parlare dei
suoi cavalli. Ed è tutto, per un pittore o almeno quando questo pittore,
nella sua ossessiva ricerca di moto, crea giocolieri e danzatrici,
studia e scopre rapporti cromatici, quasi urlanti, esplode in
realizzazioni fantastiche e rapide, in visioni che, partendo dalla
realtà, da segno grafico si trasformano in movimento, da movimento in
colore, da colore in un tutto esasperato e disperato, in ribellione
verso forme viete e scontate, in impegno preciso, in ricerca. E in
questa ricerca è tutta la sua pittura valida, positiva, impegnata.
PEPPETTO PAU
La cerimonia di consegna degli attestati si è svolta nei locali del
“Nababbo”, in un clima gioioso, ricco di spunti sia culturali che di
amicizia. Presenti, oltre Roberto CAU e i due festeggiati, il gruppo di
amici, tra i quali il sottoscritto, Beppe Meloni, Gian Piero Pinna,
Giorgio Pani, Roger Emmi e altri, familiari e simpatizzanti nuovi e
vecchi.
La presentazione di Antonio Marchi l’ho fatta io, mentre Roger Emmi ha
esposto il cursus honorum di Angelo Fodde. La serata, aperta da Roberto
Cau, che ha ringraziato tutti della presenza, è proseguita con un breve
discorso di Beppe Meloni che ha commentato la pericolosa involuzione
culturale che Oristano ha subito nel tempo, rinchiudendosi in se stessa
senza aprirsi all’esterno: al dialogo e alla condivisione; è compito di
tutti riportare la città ai fasti del suo luminoso passato.
Dopo le relazioni dei presentatori, la consegna degli Attestati,
avvenuta in un clima di gioiosa partecipazione conviviale. Non sono
mancati aneddoti riferiti al passato, mentre tra una buona pizza, un
boccale di birra e un calice di spumante augurale, si è rinsaldato il
clima di consolidata amicizia tra i commensali.
Credo che Oristano debba davvero ritrovare la gioia dello “stare
insieme in amicizia partecipata”, con costante interscambio
culturale, veicolo di coesione sociale, di rafforzamento dell’amicizia,
di incremento della condivisione, spogliandoci di individualismi ed
egoismi. Credo che il “sasso nello stagno” lanciato da Roberto, se
noi vogliamo, potrà allargare sempre di più i suoi magici cerchi, e
riportare la città a quella Oristano culturale del passato!
Mario Virdis
EPDO
CULTURA LIBRI
ARTE GRAFICA
MUSEO
SOCIAL NETWORK